Il gioco e’il lavoro del bambino

Quando gioca il bambino è completamente immerso in questo processo, partecipa con tutto se stesso, il corpo, le emozioni, la mente, per lui il gioco è una delle principali fonti di crescita. Attraverso il gioco il bambino cura lo sviluppo dei sensi, motorio, cognitivo, delle emozioni, del linguaggio, della creatività.

Il gioco nei primi anni di vita è fine a se stesso, il bambino non si prefigge uno scopo, non vuole vincere, non vuole produrre un capolavoro…gioca per giocare, per il semplice piacere di giocare, di sperimentare, di esercitarsi…Il bambino esplora l’oggetto profondamente: infila le dita nei buchini, lo mette in bocca, se lo passa tra i capelli, lo scuote, lo annusa, è morbido, è leggero…cosa posso farne.. lo mette in un recipiente, ci sta, si piega…

Per queste ragioni il bambino deve essere un protagonista attivo del gioco, deve poter scegliere spontaneamente che cosa fare, come base necessaria per ogni apprendimento futuro.

I bambini fino a 3 anni non giocano ancora insieme, a volte si divertono a stare insieme, perché fa sempre parte di questo sperimentare la realtà, sperimentano le cose, gli oggetti, ma anche le persone, gli adulti e i coetanei…giocano uno accanto all’altro spesso in una forma di imitazione reciproca: corrono tutti perché uno di loro ha iniziato a correre, corrono perché è bello correre, litigano perché vogliono tutti lo stesso oggetto…

Piaget distingue il gioco di esercizio, che prevale fino ai 2 anni circa. Il bambino afferra, dondola, apre e chiude le mani o gli occhi, scuote un sonaglio, batte le mani, mettere e togliere un oggetto dalla bocca, travasa da un secchiello ad un altro la pasta grossa, la farina e altri materiali ancora, dispone in vario modo dei cubetti di legno. Vogliamo precisare che la distruzione delle combinazioni create e la ricostruzione di esse fa parte integrante del gioco, se vostro figlio distrugge la torre che avete appena costruito per lui non è preoccupante: sta solo giocando!

Si possono proporre sequenze di gesti legati a canzoncine e filastrocche di facile memorizzazione, che il bambino ripete volentieri più volte.

I giochi simbolici, che compaiono intorno ai 2 anni e mezzo, sono i giochi del “far finta”, le imitazioni delle attività di routine quotidiana o delle attività artigianali che osserva, attraverso le quali i bambini sviluppano le competenze sociali, l’abilità di formare e usare simboli, la capacità di elaborare temi narrativi: così il bambino finge di bere, dà il biberon alla bambola, la mette al letto, parla al telefono, prepara da mangiare.

Il primo luogo in cui il bambino sperimenta il gioco è la famiglia, a qualsiasi altro gioco, per quanto fantastico, si può rinunciare, ma non al gioco con la mamma e il papà, si crea in questo modo uno spazio di incontro tra mondo adulto e mondo dell’infanzia, una basilare vicinanza psicoaffettiva.

Il gioco umano presuppone l’apprendimento per imitazione, qualsiasi azione che facciamo in casa può diventare un gioco per i nostri figli, fare il bucato o stendere i panni per non parlare poi di cucinare o rassettare una stanza!L’importante è il coinvolgimento e l’entusiasmo con il quale proponiamo le attività da fare. I bimbi si divertiranno e anche noi, a fine giornata, ci renderemo conto che il pomeriggio è passato in un baleno!

Nei nostri Nidi in famiglia “mentre la mamma di giorno scopa la stanza, spolvera, stende il bucato, rammenda, cucina il pranzo, i piccoli le trotterellano intorno imitando i suoi gesti, il modo in cui si muove, il tono di voce, i sentimenti e l’intenzione che si celano in lei. Per questo la mamma di giorno svolge ogni cosa con particolare cura, diligenza e gioia, partecipando profondamente con il suo animo ai gesti che compie.” (da “I mondi si incontrano in un nido”, 2010, Elena Sanzovo, Ed. Aedel).

La casa di un bimbo è il suo luogo di gioco preferito, il più bello.

Se la gente venisse a sapere dov’è il

palazzo del mio re, esso svanirebbe

nell’aria.

Le pareti sono d’argento e il tetto è

d’oro zecchino.

La regina vive in un palazzo con sette

cortili, e indossa un gioiello che costa la

ricchezza di sette reami.

Ma lascia che ti sussurri, mamma, dov’è

il palazzo del mio re.

E’ nell’angolo del nostro terrazzo dove

c’è il vaso di tulsi

Leggendo i versi di Tagore, ognuno può ricordare il proprio paese fatato, la casa dove ha trascorso i primi anni della sua vita, gli angoli che celavano le magie più fantastiche e i tesori più preziosi, le storie infinite che si animavano suggerite da un profumo o da un rumore, quei piccoli segreti che la mamma condivideva con tanta dolcezza. Inseguendo questi ricordi, comprendiamo subito che i piccoli hanno bisogno di crescere in una casa dove possono sperimentare un ambiente familiare e accogliente.” (da “I mondi si incontrano in un nido”, 2010, Elena Sanzovo, Ed. Aedel)

Quando un genitore pensa alla casa in funzione del suo piccolo sta con lui.

In cucina si possono raccogliere alcuni attrezzi che i bambini possono maneggiare facilmente e senza pericoli, piccoli taglieri di legno, stracci e spugnette, pelapatate, tritaprezzemolo, schiaccia-aglio e spremiagrumi, che divertono molto i bimbi, mortai di legno, che possono essere usati per schiacciare foglie aromatiche o fare dei succhi di frutta, mattarelli di legno e formine di metallo per fare i biscotti.

Ci sono molti giochi che si possono confezionare in casa usando materiali naturali o reperire facilmente tra gli oggetti quotidiani, sono i giochi più semplici e amati dai bambini: costruzioni di legno, uova di legno con portatovaglioli, palle di lana, cordini, pentoline e coperchi, cucchiaini, sacchetti musicali, pinze di legno, stoffe colorate e travestimenti, la scatola preziosa con conchiglie, cristalli, semi, animali di lana, bamboline di stoffa.

Gli oggetti a disposizione dei bambini non devono essere numerosi per non creare confusione e disordine, favorendo una calma concentrazione in ogni attività. Finito di giocare, i bimbi aiutati da un adulto, riordinano i giochi in sacchetti, ceste, scatole, tutto è pronto per ricominciare il giorno dopo!

A cura di Elena Sanzovo, psicologa e responsabile dei Nidi in famiglia


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