Cuore a cuore…la magia del babywearing

Quello che oggi viene definito babywearing, letteralmente “indossare il bambino”, in realtà è una pratica di accudimento molto antica. Da  tempo immemorabile le mamme di tutto il mondo hanno l’usanza di portare i propri figli addosso, attraverso supporti che consentano allo stesso tempo di potersi occupare di altri compiti. 

Ma facciamo una piccola premessa sul bisogno di contatto dei bambini. Nella società moderna i genitori sono implicitamente invitati al non-contatto: secondo alcune convinzioni (prive di fondamento scientifico) il bambino deve essere abituato fin da subito a dormire da solo, a non piangere, a non essere preso in braccio. 

Ma tutto ciò rispetta la fisiologia dello sviluppo dell’essere umano in quanto tale? 

Il bisogno di contatto che hanno i bambini piccoli equivale al bisogno che hanno di essere nutriti e accuditi. 

Se assecondiamo la loro necessità non li stiamo viziando, non li stiamo rendendo dipendenti o mammoni. Stiamo semplicemente rispondendo a un loro bisogno naturale, fondamentale per una crescita sana e serena. Anzi, rispondere prontamente alle richieste di aiuto di un bambino piccolo insinuerà in lui la consapevolezza che quando ha bisogno qualcuno c’è. Questo lo renderà più sicuro di sé e acquisirà presto autonomia ed equilibrio psicofisico. 

Ma nella società moderna, in cui tutto va di fretta e le mamme e i papà si devono dividere tra lavoro, casa, piccoli inconvenienti di ogni giorno e accudimento dei bambini, come si può rispondere a questo bisogno? Il babywearing può essere un valido aiuto per genitori e bambini. Seguendo alcune regole nella scelta dei supporti si può intraprendere un percorso che parte da quando il bambino è piccolissimo e può durare anche alcuni anni, che porta tanti benefici e che quasi sempre, quando i bambini sono ormai cresciuti, le mamme e i papà ricordano con nostalgia e tenero rimpianto.

Babywearing: consigli pratici

La prima importantissima cosa da valutare è la scelta del supporto in base al peso e alle caratteristiche del bambino.

Le fasce

Si dividono sommariamente in elastiche o rigide (ma se ci si addentra a fondo in questo mondo scopriamo che le fasce si differenziano per grammatura, trama del tessuto, lunghezza, composizione per esempio cotone, lana, lino, bamboo, tencel, modal e tanti altri) 

  • La fascia elastica è indicata solo per i bambini piccolissimi (dalla nascita fino a un massimo di 6kg), non riuscirebbe infatti a supportare in modo corretto un peso eccessivo e tenderebbe a cedere.  
  • La fascia rigida si può usare per portare i bambini fin da piccolissimi, ma grazie al suo sostegno può essere usata per tutto il percorso di babywearing, accompagnando il bambino nella crescita.
  • Un tipo di fascia molto usata è la ring sling o fascia ad anello, caratterizzata proprio da un anello che tiene fermo il tessuto, solitamente usata per portare il bimbo sul fianco, quindi adatta da quando il bimbo tiene bene su la testa. 

Con ogni fascia si possono fare diverse legature, cioè diversi intrecci del tessuto a seconda del bisogno (per esempio per portare un bimbo piccolo o uno più grande o per portare sulla schiena) 

I marsupi

Possono essere usati a partire dai sei mesi, devono essere ergonomici e accompagnare la fisiologia del bambino e di chi lo porta. 

Attenzione: alcuni dei supporti più commerciali riportano la dicitura “ergonomico” anche se di fatto non lo sono (su alcuni è anche indicato che possono essere usati dai 3 mesi, ma un bambino così piccolo non è strutturalmente pronto a essere portato in un marsupio). Purtroppo non esiste ancora una normativa che certifichi l’ergonomicità ma fortunatamente oggi, facendo una piccola ricerca, è facilissimo reperire le informazioni corrette. Inoltre esistono delle figure professionali, le consulenti del portare, che sono opportunamente formate e forniscono consulenze e aiuto a chi intraprende il percorso del babywearing.

Cosa distingue un supporto ergonomico da uno non ergonomico? 

  • La posizione delle gambe. Quando è nel marsupio, il bambino deve avere le gambe divaricate che devono assumere la cosiddetta forma a “emme” (il sederino deve essere più basso delle ginocchia); il peso deve essere distribuito sul fondoschiena e sui femori. La seduta del supporto deve essere ampia.  
  • La curvatura della schiena. I bambini piccoli hanno una curvatura della schiena molto accentuata. Questo deve essere rispettato. Il supporto quindi deve avere uno schienale, meglio detto pannello, di tessuto morbido. 
  • Fronte mondo: mai! Nessun supporto realmente ergonomico permette di portare un bambino fronte mondo. Questo non rispetterebbe la curvatura della schiena, affaticherebbe la testa e il collo del bambino, che dovrebbe sforzarsi nel tenerli dritti. In più sposterebbe il baricentro di chi porta in avanti, con conseguenti mal di schiena. Inoltre un bimbo portato fronte mondo è esposto a eccessivi stimoli e in questo modo viene a mancare quel senso di protezione che deve esserci. Eventualmente i bimbi più grandi possono essere portati sulla schiena, così da poter curiosare con i loro occhi ma essere sempre protetti da mamma o papà. 

Il mei tai

Una via di mezzo tra la fascia e il marsupio e il mei tai, un supporto formato da un rettangolo di tessuto morbido con delle bande ai quattro angoli che vanno legate dietro la schiena del portatore. 


Insomma, che sia in fascia o in marsupio, portare un bambino comporta numerosi benefici: 

– migliora l’attaccamento 

– tranquillizza e calma il pianto

– regola il battito cardiaco e la temperatura corporea 

– consente di avere le mani libere e di spostarsi ovunque superando le barriere architettoniche 

…ma lo sapevate che anche le mammedigiorno nei nostri nidi in famiglia portano i bimbi cuore a cuore?

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